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29/7/2016
Pokémon Go, molto più di un gioco

E’ il tormentone dell’estate: tutti incollati allo smartphone per dare la caccia ai mostriciattoli, sovrapponendo la dimensione virtuale al mondo reale grazie alla realtà aumentata. Con Pokémon Go, la app per iOS e Android, Nintendo è riuscita a dare nuova vita ai personaggi creati a metà degli anni ’90, che in meno di 48 ore sono tornati a essere un successo planetario.

Per giocare a Pokémon Go basta uno smartphone con la localizzazione GPS attiva e la mobile app: la mappa di gioco ricalca, passo dopo passo, la città in cui ci troviamo e, quando c’è un Pokémon nelle vicinanze, una notifica ci avvisa che è tempo di tentare la cattura. Guardandosi attorno attraverso le lenti della fotocamera, si inquadra il Pokémon e si lancia una raffica di sfere Poké per prenderlo e aggiungerlo alla propria collezione. 

Il segreto è quindi tutto nella realtà aumentata che, mescolando digitale e analogico, consente di esplorare il mondo che ci circonda in modo originale. La tecnologia non è certo nuova e se ne conoscono già molte applicazioni in campo industriale, in medicina, nella didattica – alcune delle quali sono diventate popolari grazie a dispositivi come i Google Glasses. Diversi videogiochi avevano tentato di sfruttare la realtà aumentata per sfondare, a Pokémon Go va il merito di averla resa trasparente, ovvero accessibile a tutti in maniera semplice e intuitiva.

Ma Pokémon Go non è solo un gioco, bensì un modello di business incrementale. Se l’obiettivo è conquistare più utenti possibile, questo significa accumulare anche una buona quantità dei loro dati, da utilizzare per successive azioni promozionali e commerciali. Il sistema prevede inoltre un meccanismo di acquisti in-app, con la possibilità di usare la carta di credito (vera) per comprare le sfere Poké (virtuali) e proseguire nel gioco. Ottime notizie per le casse di Nintendo che, dal giorno del lancio, ha guadagnato il 52% in Borsa e si aspetta di generare un volume d’affari pari a un miliardo di dollari se il trend di crescita dovesse confermarsi.

C’è di più. Pokémon Go non si gioca in casa, ma per strada. Questo apre l’opportunità di creare interazioni ancora più strette tra mondo fisico e digitale, ad esempio permettendo a ristoranti, locali e attività commerciali di pagare per entrare nell’applicazione come “sponsored location”. Se la palestra dei Pokémon fosse nel bar all’angolo, non ci fareste un salto per giocare e – magari – consumare?

La cosidetta “Pokénomics” potrebbe andare oltre il software. Sullo store di Nintendo è già presente Pokémon Go Plus, un braccialetto che si connette via Bluetooth allo smartphone e segnala la presenza di mostriciattoli nelle vicinanze. Negli Stati Uniti le scorte di magazzino sono al momento esaurite, ma non si esclude che la realtà aumentata del gioco possa presto essere integrata con altri wearable o gadget.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a un fenomeno che – effimero quanto volete – ci riporta alla centralità che le tecnologie digitali e mobile stanno assumendo nelle nostre vite. Dai Pokémon Go ad applicazioni in grado di trasformare il modo in cui lavoriamo, comunichiamo, ci informiamo e divertiamo, il passo è davvero breve.