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3/11/2017
Cose da fare (e non) quando si progetta una Smart City

La progettazione di una città non può oggi prescindere dalla digitalizzazione, che può generare una serie di benefici a partire dalla possibilità di aumentare l’efficienza dei servizi urbani e ridurne i costi, fino all’opportunità di definire modelli sociali più orientati all’inclusione e alla partecipazione dei cittadini. La corsa alle tecnologie in grado di modernizzare le città ha suggerito ad alcuni esperti che la spesa globale in strumenti e piattaforme ispirate all’Internet of Things potrebbe superare i 41 trilioni di dollari nei prossimi vent’anni

Quali criteri dovrebbe adottare un’amministrazione per progettare comunità più smart? Forbes.com ha provato a elencare cosa si dovrebbe e non dovrebbe fare, osservando l’esperienza e gli errori di tante realtà che hanno già intrapreso questo tipo di percorsi. 

Tra le raccomandazioni spicca l’invito a osservare la “large picture”, ovvero il contesto sociale, economico, ambientale e culturale proprio di ogni singola città. L’evoluzione verso la Smart City ha senso se risponde ai reali bisogni dei cittadini che vi abitano, nonché delle aziende che vi lavorano. Si tratta quindi di definire degli obiettivi molto precisi, che siano rilevanti rispetto alla qualità della vita e le aspettative delle persone.
  
Se la tecnologia supporta la realizzazione delle città intelligenti, il digitale non deve essere al centro della strategia, ma diventarne uno strumento. L’ascolto del territorio e della sua quotidianità deve diventare il punto da cui partire – per progettare i servizi che realmente servono, per migliorare quelli esistenti, per disegnare il futuro attraverso il contributo attivo di tutti. 

La vostra città ascolta i cittadini? Come? Raccontateci la vostra esperienza, vi aspettiamo su Facebook e Twitter.