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14/12/2017
Media come negozi, punti vendita come media

Ci siamo abituati a fare shopping dai siti delle aziende, dalle piattaforme di e-commerce, dai motori di ricerca e persino dai portali di informazione, usando web e smartphone per comprare qualsiasi tipo di prodotto o servizio. Usare i media come negozi non è quindi una novità, ma la relazione vale sempre più anche in senso opposto.  

Secondo alcune stime, in proporzione al territorio servito, alcuni ipermercati e centri commerciali attraggono tanto pubblico quanto la prima serata in TV e, di conseguenza, possono essere visti come vere e proprie piattaforme di comunicazione per i brand. Lo ha ricordato anche il guru canadese Doug Stephens, fondatore e presidente di Retail Prophet, nonchè consulente di realtà del calibro di Walmart, Home Depot, Disney e Bmw, parlando recentemente a Voices, l’appuntamento di The Business of Fashion dove si è fatto il punto delle tendenze più importanti dell’industria e della distribuzione. 

Stephens ha definito il nostro tempo come «la fine dell’inizio dell’e-commerce», citando tre fatti molto significativi: nell’ultimo anno negli Stati Uniti sono stati chiusi quasi 9.000 negozi, Alibaba ha realizzato in un solo giorno (il “Singles day”) un fatturato di oltre 7 miliardi di euro, Amazon diventerà entro la fine del 2017 il primo venditore di abbigliamento negli USA. 

Ma la crescita inesorabile dello shopping digitale non deve far pensare che le persone non abbiano più voglia di esperienze fisiche. Al contrario, la possibilità di vedere, toccare e provare un prodotto, parlare con il negoziante, farsi accompagnare da un amico, restano elementi molto forti e, in alcuni casi, determinanti ai fini dell’acquisto. Ecco perchè, secondo Stephens, il negozio rappresenta «la forma di comunicazione più potente, misurabile e gestibile che un marchio abbia a disposizione»

Gli esempi di brand capaci di usare il punto vendita come un media non mancano: da Apple, che ha fatto scuola con i suoi Store, a Nordstrom, i department store che mettono l’accento su intrattenimento e ospitalità, fino alla catena Sneakerboy, specializzata in scarpe e abbigliamento sportivo, i cui negozi in Australia si fanno notare per le lunghe code all’ingresso. 

La possibilità di offrire un’esperienza unica e distintiva passa anche dalla capacità di coinvolgere le persone già prima che arrivino sul punto vendita, magari quando si trovano a pochi passi di distanza. Come? è il grande vantaggio del mobile marketing di prossimità e di piattaforme come Movibell, grazie alle quali è possibile attirare l’attenzione di un potenziale cliente grazie allo smartphone che quasi certamente ha con sè. 


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