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11/7/2018
Studi professionali: il digitale fa progressi

Il 60% degli studi professionali italiani ritiene di essere hi-tech, ma forse non abbastanza per essere competitivo in futuro. Questa consapevolezza spinge la spesa per l’acquisto di harware e software, che nel 2017 ha superato i 1.170 milioni di euro, anche se la maggior parte degli studi si limita a investire per assolvere gli obblighi normativi

L’ Osservatorio del Politecnico di Milano dedicato all’innovazione digitale presso avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e notai indica che sono gli studi multifunzione ad avere maggiore apertura rispetto alle tecnologie digitali e mobile. Se gli strumenti più diffusi sono ancora quelli imposti dalla normativa, dunque indispensabili per svolgere l’attività professionale come la firma digitale e la fatturazione elettronica, non mancano le realtà che hanno compreso come l’innovazione possa migliorare i servizi e l’efficienza dei processi interni, nonché la relazione con la clientela

L’80% degli studi dispone di un archivio almeno in parte digitale, quasi uno su due si affida a soluzioni in cloud, che nel 27% dei casi vengono estese anche ai clienti. Sono proprio i clienti a frenare, in molti casi, la spinta tecnologica: il 35% dei professionisti lamenta infatti l’indifferenza con cui vengono accolti i nuovi servizi digitali, mentre il 30% sostiene che molti preferiscano ancora scambiare documenti cartacei.  

Dal punto di vista della comunicazione esterna, solo il 34% degli studi ha un sito web e ancora pochi si sono affacciati ai social network, benché la quota di professionisti attivi sia in rapida ascesa, in particolare su LinkedIN. Il 10% degli studi considera questa piattaforma una possibile fonte di nuovi clienti. Quasi del tutto sconosciute o assenti tecnologie più avanzate come l’intelligenza artificiale (2%) o la Business Intelligence (3%), che pure potrebbero portare molti vantaggi alle realtà di medie e grandi dimensioni. 

La diffusione delle tecnologie digitali negli studi professionali è comunque aumentata negli ultimi cinque anni. Ciò che ancora manca è la capacità di elaborare una vera e propria strategia digitale e realizzarla attraverso progetti mirati e concreti. Se le attività ordinarie assorbono ancora la maggior parte delle risorse dei professionisti, è fondamentale  scegliere un consulente di fiducia che sappia guidare il titolare e i soci nel percorso di trasformazione tecnologica: solo con le competenze giuste si può infatti massimizzare il ritorno degli investimenti digitali e mobile.