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23/7/2018
Industria 4.0: il 60% degli investimenti è per l’Industrial IoT

L’Industria 4.0 entra nel vivo e le imprese italiane ci credono. Secondo l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, un’azienda su due ha usato gli strumenti previsti dal Piano del governo per finanziare almeno in parte i propri investimenti digitali, dando vigore a un mercato che oggi vale circa 2,4 miliardi di euro, in crescita del 60% rispetto a due anni fa. 

La tecnologia che catalizza quasi il 60% della spesa complessiva è l’Industrial IoT, ovvero i sistemi per connettere in rete macchinari e impianti. Seguono i progetti per l’Industrial Analytics, il Cloud Manufacturing e l’automazione avanzata. Le soluzioni di Advanced Human Machine Interface, pur in aumento del 50% rispetto all’ultimo anno, hanno ancora una quota di mercato piuttosto contenuta. 

Secondo i ricercatori dell’Osservatorio, il Piano nazionale è un ottimo stimolo per le imprese, ma non è l’unico elemento che trascina gli investimenti. Occorre infatti considerare che molti dei progetti ora in fase operativa sono stati definiti prima del 2016, quando il Piano non era ancora in vigore. Inoltre, gli incentivi disponibili non coprono l’intera spesa connessa all’Industria 4.0, perché viene sostenuto ad esempio l’acquisto di macchinari, ma non il costo della progettualità e del software. 

Il Piano produrrà i suoi effetti per tutto il 2019, con un’attenzione speciale alla formazione per cui è stato definito un credito d’imposta pari al 40%. Al momento solo il 24% delle imprese ha già pianificato progetti formativi, ma la consapevolezza legata alla necessità di far crescere le competenze digitali potrebbe determinare un’accelerazione nella seconda parte dell’anno.  

Le piccole e medie imprese non sono affatto escluse dalla partita 4.0. Anzi, più che pregiudicare la trasformazione digitale, spesso la dimensione delle imprese è indice di maggiore agilità nell’abbracciare il cambiamento e farlo fruttare. L’ostacolo è, nel caso delle realtà più piccole, una minore disponibilità di risorse finanziarie e una certa resistenza culturale. Niente di insuperabile, però, come abbiamo visto questa primavera a SPS IPC Drives Italia.