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11/12/2018
Lezioni dall’Oriente

In Cina, Giappone, India, Indonesia e Thailandia, il futuro sembra correre più veloce che in Europa, soprattutto quando parliamo di evoluzione dei consumi e del commercio. In questi Paesi si assiste infatti a una digitalizzazione assai accelerata della popolazione, che si traduce in una forte spinta al cambiamento che investe il modo in cui si scelgono e acquistano i prodotti, ma anche la sfera dei pagamenti.

L’ultimo paper dell’istituto di ricerca Mintel, ‘New Retail: The Futurenomics of Asia-Pacific’, analizza il fenomeno partendo dall’estremo successo dell’e-commerce, da cui ormai dipendono non solo i risultati del comparto retail, ma anche le economie degli stessi Paesi. Quello che gli analisti chiamano ‘new retail’, ovvero la convergenza dei modelli di vendita online e offline, vede la Cina indiscussa protagonista in Oriente.

Qui i tassi di penetrazione dello shopping online e del mobile commerce non sono solo tra i più alti dell’Asia, ma del mondo, posizionando diversi retailer cinesi all’avanguardia nello sviluppo di modelli di business guidati dalla tecnologia e capaci di reggere la concorrenza di storici brand internazionali. è ad esempio il caso di Alibaba, fondata nel 1999 come piattaforma di e-commerce ma cresciuta fino a diventare un vero e proprio ecosistema digitale, in cui prospera qualsiasi tipo di business definibile come smart. Oggi è una delle prime dieci aziende al mondo per capitalizzazione di mercato, con un fatturato complessivo che supera quello di Walmart e una presenza globale ormai consolidata.

Nel mondo del ‘new retail’, altra particolarità interessante del mercato cinese è la definitiva rottura delle barriere nazionali. Secondo i dati di Alibaba, delle quasi 1,5 miliardi di transazioni online che sono state effettuate in occasione del Single's Day 2017, una buona fetta erano dirette a circa 60 mila brand stranieri. L’abitudine di acquistare prodotti d’importazione è sempre più popolare: dalla moda al lusso, dove il Made in Italy continua ad avere grande fascino, fino agli alimentari, dove quasi un quinto dei consumatori online cinesi è solito farsi spedire cibo e specialità dal Giappone, la Corea del Sud e Hong Kong.

Se fare business in Cina e in Asia non è sempre facile – recenti i guai di Dolce&Gabbana a seguito di una campagna pubblicitaria mal congeniata –, molti brand internazionali hanno imparato a toccare le corde giuste per farsi conoscere e apprezzare, con ottimi risultati in termini di vendite e profitti. Un esempio? La catena KFC, che ha collaborato con CrossFire per creare uno speciale video game, attraverso il quale coinvolgere i consumatori prima online, poi offline con una serie di eventi nei maggiori punti vendita.